Traffici di armi negli scali italiani: rischio per la popolazione civile. Da Pisa e Genova no alla guerra

Inviato da iside il Gio, 03/17/2022 - 15:20
Traffici di armi negli scali italiani: rischio per la popolazione civile

Le notizie riguardo la guerra in Ucraina e l’invio di armi da parte dell’Italia arrivano ogni giorno, sempre più preoccupanti. La recente la denuncia dei lavoratori dell’aeroporto Galileo Galilei e di USB Pisa, che hanno rifiutato di caricare armi destinate all’Ucraina mentre era stato detto loro si trattasse di aiuti umanitari, ha il merito di accendere una luce sul traffico di armi negli scali civili e commerciali italiani.

Già alcune settimane fa, durante un’intervista con USB Porto di Genova, avevamo brevemente affrontato il tema come Rete Iside Onlus. Oltre il giudizio etico e morale che ci vede contrari ad ogni guerra e ad ogni invio di armi, senza se e senza ma, abbiamo notato anche il grave rischio che corrono lavoratori e popolazione civile durante questi traffici.

Di seguito l'intervista a José Nivoi di USB Porto di Genova e militante del C. A. L. P. Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, dal minuto 14 si affronta il tema delle armi e della sicuezza.

Prendiamo ad esempio proprio il porto di Genova che, per la sua conformazione, sorge nel pieno del centro abitato a poche centinaia di metri dal popoloso quartiere Sampierdarena: qui attraccano, con una certa regolarità, navi come la saudita Bahri trasportando container carichi di esplosivi e altro materiale bellico, tra cui anche mezzi corazzati e carri armati. Dalla chiacchierata che abbiamo con i compagni genovesi abbiamo capito che un vero e proprio piano di evacuazione generale, in caso di incendio o nella peggiore delle ipotesi di esplosione, ad oggi non esiste. In vari incontri con le istituzioni, con presenti anche membri del corpo dei Vigili del Fuoco, si è denunciata la mancanza di una procedura apposita quando queste navi attraccano nel porto. Questa dovrebbe essere esplicitata nel DUVRI, il Documento Unico di Valutazione dei Rischi Interferenti che regolamenta, analizza e descrive la corretta gestione delle procedure di sicurezza per i lavori in appalto. Se in queste navi dovesse succedere qualcosa di simile solo i militari, presenti a più di ottanta kilometri nel porto d’armi di La Spezia, sarebbero in grado di intervenire.

I rischi per la popolazione civile, così come per tutti coloro che operano nello scalo portuale genovese, sono concreti. Anche in molti altri luoghi, come l’aeroporto Galileo Galilei di Pisa, si mette a rischio la salute e la sicurezza con questi invii: a nostro avviso è gravissimo che del materiale bellico sia stato affidato a personale civile, ancor di più se mascherato da aiuto umanitario. Senza andare alla ricerca di incidenti con materiale bellico ricordiamo la devastazione del porto di Beirut, dove esplose un deposito di fertilizzanti, e della stazione di Viareggio, dove fu l’esplosione di gas a portare morte e distruzione.

Come Rete Iside Onlus ribadiamo la nostra contrarietà all’invio di armi in ogni scenario di guerra, la contrarietà ad ogni tipo di conflitto armato e la sua necessaria cessazione immediata. Per questi motivi appoggiamo le mobilitazioni di sabato 19 a Pisa, all’aeroporto Galileo Galilei, a Roma, in Piazza don Bosco e lo sciopero indetto dai portuali genovesi per il 31 marzo, giorno in cui la nave saudita Bahri dovrebbe di nuovo attraccare presso lo scalo portuale.

Rete Iside Onlus