In occasione della giornata internazionale dell’8 marzo, Inail ha pubblicato interessanti dati riguardo agli infortuni sul lavoro al femminile nel nostro Paese. Commentiamo, quindi, i dati diffusi dall’istituto dai quali emerge un contesto in cui le donne lavoratrici hanno grandi difficoltà a conciliare tempi di vita, perché spesso impegnate anche sul piano della cura familiare.
USB e Rete Iside appoggiano le mobilitazioni previste per l’8 marzo, data in cui l’organizzazione sindacale ha proclamato lo sciopero generale rispondendo all’appello di Non Una di Meno. USB e Rete Iside organizzano insieme, inoltre, in varie città sportelli contro le molestie e le discriminazioni di genere sul lavoro: questi sono attivi o in fase di costruzione a Pisa, Genova, Palermo, Milano, Roma e contiamo di ampliare ad altre realtà.
Un primo dato che testimonia questo stato di cose è di certo quello degli infortuni in itinere, ovvero quelli andando e tornando dal luogo di lavoro, cui si sommano quelli in occasione di lavoro con mezzo di trasporto: sulle strade italiane il 61,7% degli infortuni di donne ha esito, purtroppo, mortale contro il 44,2% degli uomini.
Nel 2023, comunque, secondo i dati diffusi da Inail si è verificata una diminuzione complessiva degli infortuni sul lavoro delle donne, con il 27,6% di infortuni in meno rispetto all’anno precedente; questo è successo, sempre secondo l’interpretazione dei dati dell’istituto, soprattutto grazie alla drastica diminuzione dei contagi da covid-19 che hanno colpito soprattutto settori dove sono impiegate in particolar modo lavoratrici: sanità e assistenza sociale.
Proprio in questi ultimi settori sono maggiormente frequenti le violenze nei confronti delle donne lavoratrici, ma anche nella scuola: tra gli infortuni femminili denunciati a Inail in totale il 2,6% è frutto di atti di violenza, di questi ultimi il 44% è avvenuto in settori assistenziali o sanitari.
Il report Inail prosegue con l’analisi della casistica per età: sono le over 50 ad infortunarsi più spesso, in particolare il 15% delle donne infortunate ha un’età tra i 50 e i 54.
Un dato importante riguarda le patologie professionali più diffuse: quelle dell’apparato muscolo scheletrico e del tessuto connettivo. Queste, insieme a quelle al sistema nervoso, rappresentano il 92% delle denunce di malattie professionali: un ambito in cui da tempo Rete Iside, insieme ad USB, sta effettuando focus ed interventi specifici, riguardanti lavoratrici di diversi settori come la sanità, le pulizie, la logistica e l’industria.
Tra le patologie di origine professionale abbiamo una forte presenza anche di malattie derivanti dallo stress lavoro correlato, dai disturbi psichici alle malattie della cute.
I dati diffusi da Inail, che riteniamo preziosi per un’analisi approfondita del fenomeno, descrivono un contesto fatto di turni ed orari impossibili soprattutto se da conciliare con il lavoro di cura familiare, da cui derivano anche i tantissimi infortuni in itinere, oltre che di aggressioni, discriminazioni e morti sul lavoro evitabili se fossero state rispettate tutte le misure a tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici.
Un’altra dimostrazione che, nel nostro Paese, salute e sicurezza di chi lavora vengono visti come un costo da ridurre al minimo. Contro questa cultura padronale serve introdurre il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro, come forma di deterrenza contro chi specula sulle vite di chi lavora.
Anche venire uccise sul lavoro è una forma di violenza, ribadiamo per questo la nostra adesione ed il sostegno alle mobilitazioni dell’8 marzo: sicura a casa, sicura per strada, sicura sul lavoro!
Unione Sindacale di Base
Rete Iside