Sentenza della Cassazione: la responsabilità che un macchinario sia a norma è di datore di lavoro e venditore. Che si aspetta a introdurre il reato di omicidio sul lavoro?

Inviato da iside il Lun, 02/26/2024 - 11:00
Sentenza della Cassazione: la responsabilità che un macchinario sia a norma è di datore di lavoro e venditore. Che si aspetta a introdurre il reato di omicidio sul lavoro?

Una sentenza della Corte di Cassazione in data 17 gennaio ha definito come, in caso di macchinari non conformi alla normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro, la responsabilità in caso di infortunio è sempre del datore di lavoro. Anche nel caso in cui, quindi, il macchinario arrivi in azienda già non a norma, è responsabilità della parte datoriale provvedere con un intervento. Ma non solo, sono anche le aziende produttrici dei macchinari ad essere chiamate in campo dalla Cassazione: se i dispositivi di sicurezza del macchinario non sono a norma o sono difettosi e si causa, in questo modo, un infortunio sul lavoro, anche chi ha costruito, installato, venduto o ceduto i dispositivi di sicurezza o i macchinari stessi è da considerarsi responsabile.

La sentenza, n. 1959-2024, si riferisce in particolare alla vendita di un escavatore effettuata senza un dispositivo di sicurezza che era stato, invece, previsto dal costruttore. L'acquirente dell'escavatore, da parte sua, era a conoscenza del dispositivo di sicurezza mancante: a testimoniarlo un improvvisato trespolo "artigianale" che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto sostituire il dispositivo impedendo la caduta della benna. Per quanto riguarda il lavoratore infortunatosi, invece, non sono state rilevate condotte pericolose o imprudenti.

Si tratta di una sentenza importante: molto spesso interventi del genere vengono fatti artigianalmente, per risparmiare rispetto ad un dispositivo di sicurezza a norma più costoso. Dopotutto la parte datoriale non rischia molto anche in caso di condanna, a dimostrarlo ci sono decine di casi come quello di Luana D'Orazio: nel suo caso non soltanto era mancante il dispositivo di sicurezza che le avrebbe salvato la vita, ma questo era stato volutamente manomesso.

La sentenza della cassazione dimostra quanto sosteniamo ormai da tempo: salute e sicurezza sul lavoro vengono viste come un costo, da ridurre all'osso per aumentare i profitti. USB e Rete Iside, per questo, sostengono che tramite l'introduzione del reato di omicidio sul lavoro si renderebbe questo meccanismo non più conveniente per la parte datoriale, creando in questo modo uno strumento di deterrenza con un effetto immediato rispetto ai tagli.

Che cosa aspettano Governo e politica istituzionale? Introdurre la nuova fattispecie di reato dell'omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro potrebbe, finalmente, porre un serio freno alla strage di lavoratrici e lavoratori nel nostro Paese.

Unione Sindacale di Base

Rete Iside Onlus