Il sindacato di strada e la lotta per i permessi di soggiorno

Inviato da iside il Ven, 11/19/2021 - 12:44
Il sindacato di strada  e la lotta per i permessi di soggiorno

La ormai consueta puntata del Martedì di Radio Tam Tam andata in onda il 16/11, condotta dai nostri compagni Alessandro e Jacouba dall’Abruzzo,  ha avuto come ospiti le compagne ed i compagni della Federazione del Sociale USB di Ragusa, che stanno sperimentando la metodologia del sindacato di strada nella fascia trasformata del ragusano, e l’avvocato Carlo Mezzetti, che collabora con la federazione USB di Viterbo e che ci ha aiutato ad affrontare i temi della domanda reiterata di protezione e della protezione speciale.

La fascia trasformata del ragusano è una zona di circa 80 Km nel sud della Sicilia, come ci ha raccontato Anna militante della FDS Ragusa qui operano all’incirca 28.000 persone come braccianti ed operatori agricoli, in grande maggioranza migranti: reclutati dai caporali, vengono sfruttati per il mercato ortofrutticolo e la grande distribuzione nelle serre della zona. Molti lavoratori vivono in magazzini o baraccopoli, sparsi in un territorio molto grande e tenuti in una costante situazione di ricatto, invisibilità ed isolamento. Il sindacato di strada che hanno elaborato i compagni della Federazione del Sociale di Ragusa compie quindi dei sopralluoghi nelle campagne, trovandosi di fronte a situazioni di sfruttamento, anche minorile, completamente ignorate dalle istituzioni con migliaia di persone lasciate alla merce dei caporali.

Le compagne ed i compagni del sindacato di strada in sicilia hanno anche prodotto una pubblicazione, intitolato “La fascia trasformata del ragusano, diritti dei lavoratori, migranti, agromafie e salute pubblica”. Hanno un furgone con il quale si spostano nel territorio per arrivare dai lavoratori, che in molti hanno contratti in grigio con i caporali, con paghe bassissime fino a due euro l’ora tenute basse dalla competizione creata dalla Grande Distribuzione Organizzata. La Federazione del Sociale si occupa soprattutto di sopralluoghi e di lotta al caporalato, ma anche raccolte alimentari e distribuzione di giubbotti catarifrangenti, lavorando soprattutto con associazioni come Medici Senza Frontiere e altre realtà.

La situazione di lavoro nero, nel Ragusano come in tante altre zone d’Italia, preclude l’ottenimento del permesso di soggiorno, vincolato al possesso di un contratto di lavoro regolare. Allo stesso modo, ad esempio, nel pescarese si nega la tessera sanitaria ai migranti non in possesso di contratto di lavoro, negando loro l’accesso alla sanità pubblica. Su questo abbiamo avuto la consulenza dell’avvocato Mezzetti che ci ha spiegato come sia la Legge Bossi-Fini a legare i permessi di soggiorno al contratto di lavoro, secondo la concezione che il soggiorno sia strettamente legato alle necessità del sistema produttivo: in questo modo inevitabilmente produce sfruttamento, marginalizzazione e lavoro nero senza possibilità di integrarsi. Per questo spesso molti migranti utilizzano il binario della protezione internazionale, visto che è molto difficile ottenere il contratto di lavoro perché legato al sistema produttivo; la protezione internazionale è legata, invece, alla persecuzione nel proprio paese. La Bossi-Fini, quindi, pone un problema ed una contraddizione irrisolvibile, condannando migliaia di persone alla marginalità o all’utilizzo strumentale della protezione internazionale. Al datore di lavoro viene dato un potere smisurato, perfino ad arrivare a determinare la vita e la morte delle persone.

Per quanto riguarda la domanda reiterata, invece, si parla sempre di protezione internazionale: è una seconda domanda di protezione internazionale, una volta che la prima è stata respinta, che richiede nuovi elementi; inoltre, se si proviene da un paese considerato “sicuro” è molto difficile che questa viene accettata, se la domanda è inammissibile il permesso non viene rilasciato. Altre domande, di protezione speciale ad esempio, sono compilate dichiarando di essersi integrati e il ritorno nel paese d’origine determinerebbe la perdita di diritti personali riconosciuti dalla costituzione. Con gli ultimi decreti è stata aggiunto anche il permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo.

La puntata, come sempre, è stata arricchita da interventi e domande di delegati e attivisti migranti che si sono collegati alla trasmissione.

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