Il cambiamento climatico è una realtà innegabile che mette a rischio la sopravvivenza di chi è obbligato a lavorare in condizioni di elevato stress termico. Il caldo estremo continua così a mietere vittime tra i lavoratori: sono ben 4 i decessi causati dalle alte temperature negli ultimi giorni, per tacere della miriade di malori che si verificano nei comparti più a rischio, come accaduto questa mattina in un magazzino SDA a Roma (vedi foto).
Il 18 luglio un uomo di 65 anni, operaio campano che lavorava ad un cantiere dell’alta velocità a Lonato del Garda (BS), è stato ritrovato esanime nel container-alloggio che i lavoratori occupano a turno, stroncato da un infarto causato dal caldo. A Castelfranco Veneto (TS), sempre nella giornata del 18, un uomo di 63 anni è stato colpito da un malore mentre lavorava nella sua panetteria, ed è morto in ospedale poche ore dopo. Mercoledì 19 un camionista serbo di 62 anni è stato trovato cadavere nell’abitacolo del suo mezzo, fermo in sosta all’area di servizio di Brescia Est: un altro malore causato dal caldo. Sempre mercoledì 19 un operaio campano di 75 anni, gruista al cantiere Amazon di Jesi (AN) è stato colpito da malore mentre manovrava il mezzo ed è deceduto.
Rete Iside si battw per la salute e la sicurezza sul lavoro, denunciando con forza da tempo questa situazione: abbiamo avviato una campagna che, settore per settore, vuole dotare lavoratrici e lavoratori di strumenti tecnico-legali per costringere i datori di lavoro a prendere le contromisure adeguate contro il caldo.
Rete Iside è tra i promotori di una legge di iniziativa popolare per l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro, una proposta che riteniamo imprescindibile per fermare la strage in corso nel nostro Paese e che è già costata la vita ad oltre 600 persone: solo mercoledì 19 le vittime sono state 9.
A nostro avviso il limite di temperatura in vigore per far scattare la cassa integrazione in determinati settori è troppo alto: 35° sono veramente tanti, soprattutto in presenza di elevati tassi di umidità, e rappresentano un rischio concreto per l’incolumità dei lavoratori. La cassa integrazione e lo stop alle attività devono scattare a 30° ed essere resi obbligatori per i lavoratori che esercitano attività a rischio, per la loro natura o per il contesto nel quale vengono esercitate.
Sospendere il lavoro nelle ore più calde, inoltre, deve essere una misura strutturale per i settori a rischio termico elevato: il lavoro agricolo, le attività di magazzinaggio, dell’edilizia, quelle dei servizi ambientali e di tanti altri settori costretti a lavorare in spazi in cui le temperature si alzano esponenzialmente con il caldo, anche per mancanza di impianti adeguati di climatizzazione.
Le pause, in ogni posto di lavoro, devono essere aumentate, così come devono essere distribuiti a cura del datore di lavoro acqua e sali minerali per il recupero psicofisico.
Rete Iside continua la campagna di sensibilizzazione e di denuncia nei luoghi di lavoro e si riserva di prendere tutte le iniziative necessarie per tutelare la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori.
Rete Iside