Le morti nei cantieri non si fermano: DPI e formazione devono essere a carico delle aziende

Inviato da iside il Gio, 07/21/2022 - 16:45
Le morti nei cantieri non si fermano

Non accennano ad arrestarsi, purtroppo, le morti di lavoro nel nostro paese. L’edilizia appare come uno dei settori più colpiti, complice il superbonus 110% che ha causato la corsa ai cantieri e una selva di appalti e subappalti per gestirli in tempi sempre più rapidi, come abbiamo già avuto modo di scrivere. In questo settore troppo spesso gli operai si trovano ad operare in situazioni di rischio senza i necessari DPI, spesso perché non forniti dalle aziende o perché i lavoratori non sono adeguatamente formati sui rischi che si corrono in cantiere.

È il caso, ad esempio, dell’operaio cinquantunenne deceduto in un cantiere per il raddoppio della linea ferroviaria Palermo – Messina: l’uomo si trovava a lavoro sul cestello di un elevatore, all’altezza di quattro metri, per sostituire un pannello sul tetto di un capannone; non ostante la pericolosità della mansione cui era adibito non indossava l’imbracatura di sicurezza ed è precipitato al suolo perdendo la vita.

Il lavoratore era stato fornito di un Dispositivo di Protezione Individuale, fondamentale in questi casi, da parte dell’azienda? Oppure era costretto, come tanti altri nei cantieri, a procurarsi in proprio scarpe antinfortunistiche, caschetti ed imbracature? I DPI, e la necessaria formazione sui rischi e sull’uso corretto degli stessi dispositivi, devono essere a carico delle aziende che effettivamente ottengono profitti: non si può scaricare le responsabilità su salute e sicurezza sul lavoro sul singolo lavoratore. Anche questo è un omicidio sul lavoro, aspetto magari più nascosto di altri casi eclatanti: Rete Iside, insieme ad USB e Manifesta, ha presentato alla camera una proposta di legge che introduce il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro.

Rete Iside Onlus