Cadute dall’alto: centinaia di morti ogni anno a causa di appalti e sfruttamento

Inviato da iside il Mer, 05/03/2023 - 14:08
Cadute dall’alto

Le cadute dall’alto sono tra le prime cause di morte sul lavoro, in particolare nell’edilizia, ma non soltanto: secondo la piattaforma Infor.Mo di Inail dal 2002 al 2020 gli infortuni mortali di questo tipo sono stati ben 1924, rappresentando il 32% dei decessi totali sul lavoro. Spesso, infatti, le impalcature su cui ci si trova ad operare nell’edilizia non sono a norma e non presentano le necessarie protezioni per impedire ai lavoratori di precipitare nel vuoto. Questo accade perché, in particolare nell’edilizia ma anche nel lavoro di magazzinaggio e movimentazione delle merci, fioriscono appalti e subappalti che rendono ancor più difficoltoso il controllo sulle misure di sicurezza.

Il sistema degli appalti altro è un circolo vizioso, che mira alla riduzione all’osso dei costi di produzione a scapito, spesso, delle misure di sicurezza che possono salvare la vita ai lavoratori. Negli ultimi anni in edilizia, in particolare da quando è stato introdotto il super bonus 110%, le aziende del settore hanno preso appalti su appalti, cercando di velocizzare al massimo le lavorazioni e mettendo a rischio le vite degli operai.

Introdurre il reato di omicidio sul lavoro potrebbe, finalmente, dare un vero e proprio freno alle morti sul lavoro, anche in casi come questo: le fatalità, purtroppo, non esistono ed i dispositivi salvavita non possono essere visti come costi da ridurre. Parapetti, imbracature, caschi e dispositivi individuali sono essenziali per tutelare la salute e la sicurezza, devono essere fornite dall’azienda: basta speculare ed accumulare profitti sulla vita di chi lavora, introduciamo il reato di omicidio sul lavoro.

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